venerdì, dicembre 30, 2005

regalo


mi regalo l'antipixel, malinconico.

venerdì, dicembre 23, 2005

Soldato senza nome

Donna...
Hai perso il senso della battaglia,
soldato senza nome.

Soldato...
In una notte di rumori
sparare al silenzio,
solo echi che bruciano nella tua testa.

Donna...
Sulla targhetta un nome,
non è il tuo;
Così ti chiamano i soldati,
un nome da uomini.

Donna...
Grida un nome senza senso,
fredda canna di fucile nella gola,
Liz, nella tua gola.

Soldato...
Avrai un vero nemico,
non accetterà più i tuoi nomi
e le tue armi;
Non più solo degli uomini il mondo.

Donna...
Che senso avrà ormai dire donna?

martedì, dicembre 13, 2005

La rivoluzione della speranza

La verità appartiene...
...appartiene a chi grida di più!
Chi ha l'udito fine
detesta gli urlatori.

Parla e canta
sottovoce, amoreeeeeeeeee
intorno a noi
già si raccolgono
coloro che vogliono ascoltare
e non essere assordati,
ascoltare,
penetrare il battito del cuore,
non la verità:

Il battito del cuore...
...non la verità!

venerdì, dicembre 02, 2005

Frontiere

(parte prima)

Il sole soltanto, l'imperatore degli astri,
come il commovente cercatore d'oro
laggiù al fiume dei sogni,
estrae la nostra origine nebulosa
dal fango dei nostri occhi,
orbite di globi spenti,
l'ombra essenziale
che ci trasciniamo dietro
verso il folle impatto
contro lo specchio ingannatore,
di pregievole fattura,
che separa le stanze del nostro carrozzone da circo.

(parte seconda)

L'alito caldo e ingenuo
sulle finestre invernali
e il dito tremante che ridisegna la realtà celata.

martedì, novembre 22, 2005

Primus et Secundus

I. Dio ha forse più bisogno dell'uomo di quanto l'uomo lo abbia di Dio; la decantata "volontà divina" sembra più che mai condizionata dai bisogni umani.

II. L'uomo vive "senza " Dio: non sono altrettanto convinto che lo possa fare Dio senza l'uomo.

III. Il Dio: o meglio il dio che conosco, mi sembra più che mai costruito in base ai principi ispiratori della moderna economia: la funzionalità e la comodità. Le sole azioni "mediocri", quelle cioè che non portano con sè nessuna conseguenza e che quindi non abbisognano di nessun atto di responsabilità, sono interamente umane (cioè l'uomo le attribuisce a sè stesso), quelle malvage o benevoli hanno origine al dì fuori dell'individuo, in entità altrettanto "buone o cattive".

IV. L'uomo cerca risposte anche dove non le può trovare.

V. Meglio una risposta subito che una descrizione domani. L'umanità è avida di risposte non di assimilare la capacità di comprenderle.

VI. PRIMUS: "Come debbo credere che abbia avuto origine la vita?
SECUNDUS: ".......un cerchio? un cerchio...un..."
PRIMUS: "Capisco!"
SECUNDUS: "Davvero capisci queste parole che sono così oscure pure a me che le ho pronunciate?"
PRIMUS: "No!, ciò che veramente m'importa è che sia una risposta!".

VII. Chi ci ha convinti che le risposte alle nostre domande riposano alle nostre spalle, ci attendono dietro di noi: "Chi per primo ha bisbigliato al nostro orecchio: "-PASSATO-"?.

VIII. Il presente è la fonte delle risposte più vere.

IX. Le risposte proposte dalla scienza sono forse più fantastiche dei miti stessi: ricorre in esse più spesso la parola "caso" che la parola "progetto".
"Perchè deve sembrare così inammissibile la frase -L'uomo è frutto di innumerevoli errori-? Solo un branco di presuntuosi può protestare e costruirsi un'origine ad -hoc".

X. Una sola parola mi frulla insidiosa nella testa, vaga rimbalza in cerca di un senso che forse non ha mai avuto: CASO. Che cosa significa: "...ciò è determinato dal caso" ? ...E la libera scelta ?
Legge e caso, due termini che hanno significato in una sola prospettiva, in una sola dimensione, in un universo che contenga dentro di sè la propria ragione d'esistere, dove ogni cosa esiste in funzione di..., esiste perchè...
L'altro è un universo vuoto dove tutto esiste e basta, i motivi sono solo umani, le ragioni sono figlie dell'uomo. Nè legge nè caso hanno alcun significato poichè non esiste armonia prestabilita alla quale essi debbano corrispondere. L'esistenza non necessita di giustificazioni, la Volontà le dona.
Un universo privo di significato; un uomo pronto a donarglielo. Un universo di interpretazioni che muoiono con il loro creatore.

XI. Dio è uno dei tanti "sensi"...come tale frutto del nostro creare.

XII. La mia è solo un'interpretazione, una delle tante, come tale non rivendica affatto ciò che si chiama "verità".(Non temiamo di dire ciò che altri hanno già detto).

XIII. La verità esiste ed ha valore soltanto in un universo che si presume oggettivo e quantitativo, dove un'affermazione è più o meno vera a seconda che sia più o meno verificata dai fatti, ma in una dimensione qualitativa essa si dissolve in una miriade di prospettive.

XIV. La quantità e la qualità non sono due dimensioni complementari in uno stesso universo bensì l'una (la quantità) è un caso particolare dell'altra (la qualità): una è parte dell'altra.
La quantità è una delle prospettive qualitative: la quantità numerica di un gruppo di persone è una delle qualità del gruppo stesso.

sabato, novembre 12, 2005

Keep up with the Jones

Keep up with the Jones I say no! -pardon?- Say no!!
He waved me back I say no! -pardon?- Say no!!
Some way or other I'll get by ooh! ooh! Yeah!

When I'll feel the sound of love...

Earn! Babe earn! I say no! -pardon?- Say no!!
How many people have you killed? I say no!!
Burn! Babe burn! go and get some wine ooh! Yeah!

The government seems to be leaning to the right!

I got... a question to ask
I got...some blood to give
I got...a dream to defend
But I've fallen into someone's hands

'Nd I got...my nerves in shreds
I got...a racing car
I got...a wine stain
We averaged two hundred miles a day.

When I told him I'd been sacked He didn't turn a hair
To let my hair grow He says no! -pardon?- no!!
You live on the borders of society
You had better go for your family

'Nd I got...a line to write
I got...a rule to break
I got...my first steps to take
'Cause winter's comin on apace

I got...track left by car
I got...hurricanes in my mind
I got...my wings to spread
May I join your party now?

martedì, novembre 08, 2005

Quando volterai pagina...

Quando volterai pagina
sprofonderò
nella parte buia dei tuoi occhi,
in frantumi
la mia immagine di vetro
sotto il peso delle parole.

Quando volterai pagina
ti ritroverai
solo un istante più vecchio,
nulla avrà scalfito
la tua eterna solitudine,
solo la polvere.

Quando volterai pagina
avido di nuove frontiere
cercherai l'impossibile:
Ciò che tu stesso ti neghi
nelle fessure della mente,
nel mio corpo scavi.

Quando volterai pagina non ti tratterrò,
due istanti delle nostre vite
sono bruciati insieme,
con le mani sporche di cenere
ci allontaniamo su ignoti sentieri.

Quando volterai pagina
forse troverai un foglio bianco,
un muro contro il quale ti frangerai,
scrivici qualcosa ora
...finchè puoi.

sabato, ottobre 29, 2005

Rimani come un bimbo

Rimani come un bimbo
se vuoi cantare con me,
rimani come un bimbo:
Per favore non cercare di capire
se non sei nauseato
da questo mondo.

Prima dell'alba c'è sempre un tramonto,
prima della vita c'è sempre la morte
e mi sento così stanco
ma c'è qualcosa dietro la porta...

C'è una strada troppo lunga
perchè tu possa percorrerla:
Conduce qui, davanti alla porta,
passato e futuro
convergono nell'attimo;
Senza senso il circolo infinito,
oltre la porta
per tornare di nuovo qui.

Rimani come un bimbo,
dai un valore alla tua vita:
Crea un mondo
dove ogni cosa è così
come tu la vuoi,
perchè tu la vuoi.
Crea un mondo sulla tua volontà.
Fai sorgere un mondo dalla tua volontà.

domenica, ottobre 23, 2005

Una strada persa da troppo tempo

Voglio vederti piangere
quando capirai che è troppo tardi
per ritornare sui tuoi passi;
Voglio vederti cercare
disperatamente di distruggere
ciò che hai costruito.
Troppe volte ti ho chiesto
di affondare i tuoi passi
con tutta la tua forza e lasciare
un'impronta, distinta sul sentiero:
Troppe volte hai danzato
con passo leggero temendo
di ferirti.
Voglio vederti piangere
quando voltandoti
non vedrai alcun segno sul tuo cammino;
voglio vederti cercare
disperatamente una strada
persa da troppo tempo
...da troppo.
Affonda i tuoi passi
con tutta la tua forza
cosicchè giunto al termine
del tuo viaggio potrai girarti
e riconoscerti dai tuoi passi:
solo i ladri e i timorosi
vengono con passi leggeri
lungo un sentiero
perso da troppo tempo
...da troppo.
Voglio vederti piangere
ma se potrò ti allungherò la mano.

venerdì, ottobre 21, 2005

Il segreto dei giganti

Travolto da un fluido nero caddi nel bianco e vi rimasi appiccicato: dalla goccia dell'inchiostro in cui dormivo, ora mi trovavo su di un foglio bianco,senza speranza di potermi rialzare e ritornare in quello strano e denso fluido che rappresenta il mare di possibilità che ognuno ha nel proprio fodero.
Da qui nulla ha un senso, le parole sono solo fiumi d'inchiostro dal corso sinuoso e ipnotico: tutto è estremamente piatto ma intensamente profondo.
"Da qui o dalle stelle la sensazione è la stessa" mi dice un granello di polvere, una voce flebile dietro di me.
So che qualcuno lassù si sta sforzando di scrivere e qualcun'altro si sforzerà di leggere: sembra così strano che questa strada d'inchiostro possa essere letta, possa essere capita: "Sarà solo questione di distanza, certo bisognerà trovare quella giusta!".
Decidiamo di percorrere una di quelle vie poichè al fondo vediamo seduto un gigante.
Riconosco le lettere di un corsivo molto elementare, la scrittura di un bambino, ed insieme ci meravigliamo che conosca questa parola che per noi ha ormai perso ogni significato - "perchè?".
"Hanno sempre bisogno di certezze" mi interrompe il gigante, "domande, domande, è proprio l'unica cosa che sanno fare?" chiedo io. "Taci!" grida il granello di polvere "...anche tu sei uno di loro, non ti stai forse interrogando?".
Piange: "Oh no! L'ho fatto anch'io di nuovo".
Comincio a capire, che senso ha chiedere ormai, che senso ha mai avuto: "Non m'importa!".
"Qui - dice il gigante - non ho bisogno di domande, non ho bisogno di certezze, non ho bisogno di risposte".
"Ne sei certo?" chiese lo scettico che attratto dalla discussione si era avvicinato. "Sei certo di quello che hai detto?".
"Non ricordo - rispose il gigante - non ricordo niente di quello che ho detto!".

Un lampo improvviso nella mia mente, il granello di polvere lo vede nei miei occhi: "Ora lo sai - disse - questo è il segreto dei giganti: quelli che non hanno memoria. Senza memoria nessuna certezza ha senso, la memoria ci costringe a vivere nel passato, poichè è nel passato ogni fonte dei perchè; senza memoria si vive dell'eterno presente, dove tutto è dubbio, dove tutto è possibile, dove tutto scorre senza senso, senza perchè.
Ecco laggiù, è l'attimo senza passato!".
Travolto dall'eccitazione della scoperta e dalla convinzione di essere prossimo al segreto dell'esistenza, lo interrogo: "Dov'è ? Dove laggiù ? Dov'è l'attimo eternamente presente ?"
"Non so, non ricordo più !" rispose il granello di polvere.

domenica, ottobre 16, 2005

Babe Blue

Mele e arance
hanno dipinto quel volto
dell'unica superstite
alla distruzione mentale,
in un letto di bambù
è cresciuta Babe Blue,
a piedi nudi
negli angoli del cielo
su nuvole color porpora
ha lasciato gli occhi.

Ha spento la luce
vent'anni fa,
immersa nella goccia
che cade dal fiore,
Babe Blue
non aprire i tuoi occhi,
le immagini svanirebbero,
Babe Blue non respirare,
con te se ne andrebbero
le ultime grida del passato,
Babe Blue fammi entrare,
fammi entrare...
fammi entrare...
fammi entrare...

mercoledì, ottobre 05, 2005

Quella canottiera rossa

(Sarà una grande opera
mi dico,
ci credo per qualche minuto;
Domani leggerai:
Niente di speciale)
Se dicessi:

"Great!", frazioni di tempo
mi sussurro
grande lavoro nel quale tu
scruterai invano sensi
...amore o bellezze;
Di nuovo minuscolo
piangerò incomprensione,
ma tutto questo
domani...
Grande poeta papà
...o...
Che cazzo è 'sta roba?
Brutta parola,
sconveniente,
non ti piace...ma cosa ti piace?
Che cosa Vi piace?
La distruggo o no
eppure l'ho scritta,
ma ci credo?
O non riesco a fermare la penna,
o non mi viene nient'altro:
Allora non varrei niente.
E' così importante?
Forse è vitale valere qualcosa?
Ma è un dialogo o una poesia?
Inventerò qualche risposta,
Ora ho solo il naso tappato,
divertente!
Ho un tavolino di marmo

una finestra con tendine
bianche e bianchi desideri,
(forse si risolleva,
poche strane frasi)
Bianchi fogli
rossi amori, rossa
canottiera rossa e rosa
seni rosa e bianchi
bianche lenzuola o a fiori
o veri fiori, erba, prati,
fienili, boschi,
sentieri che entrano nel cuore
della montagna,
sentieri che entrano nel tuo cuore,
nel tuo corpo.
Sbucciamo arance, dopo,
saltiamo torrenti
leggeri ora sui sassi,
non gli stessi sassi
sul tetto rotolavano,
felici per la scoperta
ragazzi svegli e svelti,
non così le nonne
dicono tra le dentiere
di non dormire mai,
il vero sonno è troppo vicino,
ma lasciano i nipoti
la notte fuori, a bussare,
loro, ghiri in letargo,
scoiattoli che attraversano sentieri,
balzano su pini mattuttini
spaventano la rossa canottiera
di notte, nei silenzi
urla di mucche
nello spazio e nel tempo
vicine alla morte,
lontane dai respiri umidi
e ritmici

di corpi finalmente soli,
lavati da bagni di sale notturni,
protetti da una tenda materna,
da polverosi solai
e finestre indiscrete
su ristoranti di porci
che saccheggiano anche la montagna
dove ancora il sole e le nuvole
e abeti e amore
e sesso di canottiere rosse
ci accolgono.
E domani archi,
focolari e poltrone
betulle e vasche da bagno
con piedini d'ottone,
sacchi a pelo
e nasi di cani umidi e curiosi.
Tutto in una stretta di mano
notturna in letti lontani,
sorvegliati da dormienti.
Tutto in un eterno e immobile
meriggio estivo:
Bianco e rosso si sfiorano,
fingono accademici dialoghi,
monologhi mascherati,
vecchi e decrepiti,
non così gli sguardi
già puntati su quelle
rosse canottiere avide
di promesse e viaggi,
certezze e spalle per piangere,
rifugi su rocce inespugnabili
lontane dai ricordi
e dalla violenza di abiti strappati;
case antisismiche
di sudati mattoni
e debiti e amore.
E musica e disperazione
di serate di noia

di parchi di cipressi
dove cadono lacrime di rabbia
per "California on my mind";
di vane ricerche
di estranei visi ed esperte mani,
contributi a psichedelici progetti.
Speranze di chi sognava
il flower-power,
bancarelle di ricordi,
borse di corda,
sandali da schiava,
e serate di porto,
libri di kerouac,
gonne a fiori,
piantagioni di asparagi
e moto "stars 'nd stripes",
chitarre e ritmi ancestrali
e lontananze di fili telefonici,
mercatini delle pulci,
sacchi a pelo,
capelli lunghi
e canottiere rosse.

E' andata meglio del previsto
ma devo farmi due spaghetti,
aspettare il crepuscolo
nell'anticamera della morte,
dove facile è impazzire
nel puzzo dell'angoscia e solitudine
per chi non ha
e non avrà mai
quella rossa canottiera.
Gente square
che entra ed esce
solo un po' più verde
e copre il fetore col deodorante.
Riciclaggio di carne macera,
deposito d'immondizia

dove i custodi hanno un solo dio,
come tutti,
"keep up with the Jones !".
Sono troppo arrabbiato,
arrrrrrrrabbbbbbiatoooo,
stasera tornerò a casa,
I gonna go home.

domenica, settembre 25, 2005

Noci & canditi

Sto fermo
nell'eco di una campana,
mi parli e non ti ascolto:
Fumo e brace,
un legno ha una morte lenta,
come la vita;
Non così i pensieri,
muoiono nascendo:
L'inchiostro è nero, il colore del lutto.
La neve è ancora lontana
sulle bocche della gente,
come...come niente
è soltanto lontana.
Una coperta rossa & verde
ci terrà caldi,
ma tu...
hai anche fame
ed io ho freddo
e fuori non è ancora mattino
e il lago è calmo
e forse nevicherà
e ho lasciato il gas aperto
e ti racconterò che l'ho dimenticato
se ci sveglieremo,
ti canterò di un uomo non troppo vecchio.
Fuori è freddo
fuori c'è gente fredda,
come pupazzi di neve che non fanno ridere;
Non ha nevicato
ma si scivola lo stesso,
giù per il sentiero;
Le mani sono calde,
i bimbi hanno i nasi rossi:
(so che ti piace che ti parli di bimbi)
So che moriremo insieme,
sotto la neve,
ma la neve è ancora lontana

sulle bocche della gente
come...come niente
è soltanto lontana:
E stasera,
vicino al focolare,
aspettando che le luci si spengano,
ti canterò di una donna non troppo stanca.

venerdì, settembre 16, 2005

Il giorno del disertore

Ho percorso un tratto di strada con un vecchio,
per colpa di un cane
ho inseguito gli anni,
pareva che i miei occhi ti sussurrassero,
"vorrei gettarmi tutto alle spalle",
come la tua pipa, il fumo,
ma i passi ti hanno lasciato
sull'uscio di una cascina,
il viso s'è arrestato sotto il tiro delle faville
che intonano, nel melodioso crepitio,
la storia del vecchio ciocco,
e la bocca forse, nel gusto aspro del vino giovane.
Il cuore s'è immerso, dietro i vetri,
nel silenzio del sonno, in un fantastico viaggio nel passato.
Ed ancora non conosco il tuo nome.

Giungo al luogo, ove ho dimenticato parte dell'infanzia,
quando percepivo l'orgoglio di mio padre
tra le mie prime gocce di sudore e la sua incoscenza
nel caricarmi di un peso che allora sentivo lieve;
tra le venature della corteccia e le mie mani sporche
assaporavo i voli del mio spirito.
Ed ancora non ricordo il mio nome.
E se ci fossi tu,
faremmo l'amore.

lunedì, settembre 12, 2005

Il guanciale dell'eroe costretto a battersi in terra straniera

Se riuscissi almeno a decifrare quelle voci
usate ed abusate,
quei passi strisciati
chiudono le persiane:
Ma chi le ha mai aperte?
Inalterata l'aria degli spazi domestici,
ipnotici i suoni,
frenano le inferriate
le urla di chi è fuori, outhere!
E squarcia il petto
e offre il suo sangue e il suo sudore
alla diffidenza dei falsibeati.

Invadono il giacere di idillici sonni
le nebbie, gli oceani, il timore
di un panorama scomparso dietro le tende,
oltre i vetri, frantumi e cocci
che ci hanno illuso nei secoli dei secoli,
Amen!!
Filtra dai tubi catodici
il piacere di sapere che qualcuno veglia
sulla faccia buia del pianeta,
su quattro mura incomprensibilmente amiche,
sui visi che si chiudono
con l'ultimo giro di chiave,o che sono costretti a farlo
e ad incontrare le ore del pianto.

Quando il silenzio è opaco e stride
e si aggroviglia come edera
attorno e dentro il battito
di un cuore non più domato,
soffocato dai rumori caotici
che lo proiettano in una dimensione atemporale,
dimentico forse
di un altro corpo che sempre trema.

Ricordo il futuro,
nei silenzi di due cuori che battono
all'unisono,
in fantasmagorie di gesti erotici,
nelle mute eternità delle notti,
nell'unico mondo
che alfine dalla nostra finestra apparirà.
Quante barriere resisteranno fino ad allora?

sabato, settembre 03, 2005

Sarei facile preda

Sarei facile preda di un dio cacciatore
ora...
di mani tese,
di voci amiche per esistenze in crisi,
di contatti umani divinamente umidi.
Docile come migliaia di vite,
stramazzato al suolo
ma non più solo...
ebbro di fantastiche verità
ma non più solo...
condotto da un vento fatale,
abbracciato da corpi sudati e malati
ma non più solo...

Sarei facile preda
di chiunque incontrassi per strada
domani...
di sguardi evanescenti
di tramonti di seta...
di te.

lunedì, agosto 22, 2005

Passo di danza

Brucerò finalmente anch'io
un giorno,
pesanti le lacrime sulle bianche lingue
di fuoco quel giorno:
Libero il mondo,
libero di nomarsi
(semmai nomarsi fu segno di libertà).

Bruceranno al fin queste parole
questo foglio,
com'ogni altra cosa nata per ardere,
per scaldare qualcuno,
intreccio invernale di rami,
fonte di vita,
di parole che non puoi trattenere nel palmo.

Arderanno le erbe sotto le orme
e nuovi salti,
nuovi passi di danza
porteranno il mio corpo
in nuove terre pronte ad ardere,
impronte di fuoco su laghi di ghiaccio
e nuovi balzi,
nuovi passi di danza
porteranno il mio corpo
su nuovi lidi d'affondare.
Bruceranno i sentieri di solide pietre
sui quali orma alcuna è mai rimasta,
e il castello dei dotti
e il tesoro dei grandi
e la virtù dei pochi
e il paradiso dei molti
e le mie certezze di libertà
(semmai certezza fu segno di libertà).
E la tua libertà
(semmai una libertà fu certa).

venerdì, agosto 19, 2005

....l'attimo e l'eterno


...la maggior parte dalla vita la si trascorre aspettando; o meglio: la maggior parte della vita la si trascorre credendo di dover aspettare qualcosa o qualcuno.
Cosi facendo, oltre a non godere della maggior parte dei momenti che la vita ci offre, dimostriamo di essere organismi estremamente atemporali esternamente, ma intimamente stretti alla ruota del tempo.
Per pochi di noi il presente ha realmente significato: la nostra vita assume un apparente valore solo rispetto al passato, cioè la fonte della nostra esperienza, e al futuro, cioè la fonte dei nostri sogni.
In questo dimostriamo la nostra atemporalità superficiale, in quanto siamo spiritualmente proiettati fuori dal tempo in cui di fatto viviamo.
Nella società stessa l'individuo ha valore rispetto al suo passato, in quanto il suo "significato" è valutato in base alla dimensione dell'avere, non dell'essere: quanto ha, non chi è.
Nel rapporto con gli altri, nella maggior parte dei casi, l'individuo ha valore rispetto al suo futuro, in quanto il suo "significato", è valutato in base al quanto e al cosa darà, non al come sarà.
Io sono insegnante elementare in quanto in passato mi è stato riconosciuto tale titolo ed il mio valore o merito è calcolato in base al quanto saprò dare.
Tale rapporto con il tempo è però solo esteriore: intimamente siamo infatti estremamente legati ad esso, in quanto interamente condizionati dal presente.
Ciò che in realtà per l'individuo, al di fuori dei rapporti sociali, ha valore, è "l'attimo": Tutto si cancella in rapporto ad esso, il passato ed il futuro perdono la loro forma, entrambi svaniscono nel presente.
In un attimo si nasce ed in uno si muore; il tumulto interno delle passioni e delle emozioni fa si che per "l'anima" abbia valore solamente l'attimo presente, la sensazione che sta vivendo,più della somma di tutte le emozioni mai provate.
Il pazzo, è chiamato tale dalla società che vive del passato e del futuro e non sa sacrificare, come fa il "pazzo" (o l'uomo) l'intera sua esistenza all'attimo presente per poi distruggerla di nuovo a quello successivo.
La società non sa dubitare di sè in ogni istante (oppure non può?).
In un attimo si prendono quelle decisioni che trasformano la vita e che rimangono nel ricordo, in quanto la memoria è memoria di un attimo, decisioni che non tengono conto del passato,di ciò che sarà,e per questo sono significative e fondamentali.
Il sociale, la maschera, vive dunque al di fuori del tempo, nel passato e nel futuro; l'uomo nella sua individualità vive nel tempo, in stretto rapporto con il presente: questo, ciò che noi chiamiamo inconscio, irrazionale, artistico, quello ciò che noi crediamo logico, razionale.
Vivere eroicamente, significa vivere attimo per attimo conquistando e perdendo ciò che si è appena conquistato, raggiungendo certezze e mettendole subito in dubbio.
L'eroe, il bambino, l'uomo: consuma giorno dopo giorno la sua lotta "tragica" contro il sociale: il tempo contro l'eternità, Io contro la mia maschera.

martedì, agosto 16, 2005

Nei giorni del silenzio

Nei giorni del silenzio
nell'immobile meriggio estivo
nell'angolo della vita
nelle luci e nelle ombre del medioevo
nell'attimo senza memoria:
quando arduo è pronunciare
la più semplice sillaba,
unico compagno il mio respiro
allora giù,
giù,
più giù
oltre la paura del domani,
oltre il mare dei ricordi,
oltre il bisogno di te,
oltre la volontà di sopravvivenza,
forse ci sono io...

Con la foto di quand'ero bimbo
col grembiule nero
e il fiocco blu,
una strana coperta dietro
un misterioso libro davanti:
Storie di "a" e di "o",
paesi felici di gnomi,
natali ricchi di doni e di neve,
animali parlanti,
mesi dell'anno in vena di confidenze
eroi d'un tempo
e terre lontane,
magiche pozioni per bimbi dagli occhi lucenti,
dalle bocche spalancate dallo stupore,
dal cuore di chi non ha bisogno
dei giorni del silenzio.

mercoledì, agosto 10, 2005

Il tutto e il "mucchio

A volte le cose che pensiamo e che facciamo sono talmente inspiegabili e asociali che ci salviamo creando un alter-ego che agisce dentro di noi che siamo sue vittime.

Come al solito ciò che non vogliamo accettare è la responsabilità delle nostre azioni, ci nascondiamo dietro al: "è stato più forte di me"; "Io non volevo ma...".
Rigettando questa parte di noi stessi, non riconosciamo nostro figlio; poichè la parte ha significato solo in rapporto al tutto, rinnegando la nostra creatività, la isoliamo, la svuotiamo del suo significato, la rendiamo patologica.
(Non m'importa sapere chi ha sorriso; di enorme valore e significato, è la risata.)

La parte è così sola, malata; così facendo anche il tutto è malato, poichè il tutto senza una parte non rappresenta più un valore, bensì un "mucchio" di parti accatastate una sull'altra.
La parte si trova nel tutto così come il tutto si trova nella parte: che senso avrebbe la creatività se non fosse la "mia" creatività, se non derivasse da tutte le mie esperienze e non fosse espressione di tutto il mio spirito.

L'opera d'arte, l'azione è unica poichè è espressione e simbolo di un'unica volontà. (la parte diventa simbolo dell'intero poichè lo contiene realmente).
Due grandi parti convivono in noi: la necessità e la volontà; entrambe prive di significato qualora isolate dal tutto.
Che significato avrebbe la mia volontà se tutte le azioni mi fossero consentite e quale valore avrebbe la necessità qualora non fossi libero di oppormicisi.
Questo è facile da comprendere, ma in che misura il tutto, l'individuo è compreso in tali parti?

L'individuo è lo specchio, (la porta) grazie al quale riflettendosi si caricano di significato; volontà e necessità hanno infatti una radice comune, sono espressioni dell'intero in quanto la necessità è la miglior ragione ( o la più probabile) che la volontà abbia trovato.
Causare un evento significa fornirgli la miglior ragione perchè debba così agire; necessità è solo il miglior motivo perchè debba così accadere, affinchè si realizzi ciò che io voglio accada.
Così è stato perchè così ho voluto che fosse.
Fondamentale è che volontà e necessità siano parti del medesimo intero: il conflitto non avviene infatti tra necessità e volontà ma tra due volontà, tra due individui, tra individuo e collettività.

Ho chiesto di condividere un esperienza di gruppo ad un amico, la sua risposta negativa ha avuto origine da una sua azione creativa, dettata cioè dalla sua individualità, o passiva, dettata cioè dalla volontà superindividuale, la comunità ?
Che ruolo svolge la modernità nel contrapporre l'utile sociale agli slanci creativi individuali (mentre l'utilità per l'individuo stimola la creatività infatti, l'utilità sociale la mortifica, poichè il mare della soggettività si frange contro lo "scoglio" della comunicazione, e lì forse incontra la sua ragione d'essere) ?

domenica, agosto 07, 2005

Fisiologia e psicologia della conoscenza

Le funzioni ed i processi fisiologici e psicologici nell'uomo, sono tra loro più simili di quanto si possa credere.
Si potrebbe dire che si sviluppano secondo le stesse leggi.

Parlando della funzione digestiva potremmo dire che essa ha come fine "l'assimilazione" di materiale esterno; dove per assimilazione si intende appunto: "render simile, far assomigliare ". Le sostanze ingerite, alla fine del processo sono trasformate in materiale utile al funzionamento del nostro organismo, quindi simili ad esso: carne, sangue etc......

Analogamente agiscono i processi conoscitivi; il materiale che deve soddisfare la nostra "fame" di sapere, cioè il mondo esterno, la realtà , in una parola "l'oggetto", per essere assorbito, cioè compreso, dev'essere reso a noi simile, cioè comprensibile.
Tale processo di assimilazione psichica si basa sulla presunta possibilità di ridurre gli innumerevoli aspetti esterni, sotto un unico comune denominatore. l'uomo.

Attraverso la "quantificazione", l'uomo sente gli oggetti più comprensibili, cioè più familiari.
Tale familiarità aumenta il senso di sicurezza che la strada finora percorsa è quella giusta.
Il bisogno di sicurezza è fondamentale, e quindi istintivo, sia nell'uomo che nell'animale, la ricerca della sicurezza, cioè della stabilità, rende l'uomo, in particolare quello "comune", più restio a rischiare e meno propenso a verificare le proprie presunte certezze.

Un estremo risultato di tale processo, è la concezione, difficilmente confutabile ormai, riguardante l'uguaglianza di tutti gli uomini.
Tale uguaglianza, predicata inizialmente quale uguaglianza di tutti gli uomini di fronte ai diritti e doveri civili, ha radici ben più profonde nella psiche umana. La più grande presunzione è infatti quella di credere possibile "conoscere un individuo"; per conoscere un uomo lo devo supporre simile a me, ma per supporlo simile a me dovrei conoscerlo.

Ogni uomo suppone in realtà ogni altro uomo simile a sè, secondo un atto arbitrario e quindi non giustificato.
Il desiderio di conoscere un altro individuo che ha come causa il bisogno di sicurezza,e come radice la presunta uguaglianza di tutti gli uomini,produce la formazione di tipi, modelli , ruoli entro cui gli individui si muovono, scorrono, vivono.

Nasce la MASCHERA.
La mascera è ciò che si vede, o meglio ciò che gli altri credono di vedere, poichè solo la maschera è comprensibile per colui che ne indossa un'altra.
La rappresentazione sociale ha così inizio nel più grande teatro del mondo.

venerdì, agosto 05, 2005

La tempesta è passata

E' strano come oggi
i giovani non abbiano una casa piena di problemi,
nè una porta piena di colori,
e nemmeno un cassetto pieno di segreti.

E' davvero strano come
non senta questa canzone,
nel fiume dell'indifferenza le parole sembrano tutte le stesse,
nate per volare con una chitarra.

Mi stò mangiando la coda,
l'autoironia non serve a salvare la situazione,
perchè l'argomento non interessa al nostro lettore.
Non so come prenderlo,
è così nervoso e vuole solo sfogare i propri sentimenti.
solo....

La tempesta è passata, le nuvole passando
attraverso il LA, fuggono lontano....
Non saprò mai chi ha sorriso:
Io o il ragazzo nello specchio,
Io o quel ragazzo nello specchio?

giovedì, agosto 04, 2005

Giù la maschera!

Senza maschera,
sono uscito senza maschera,
a stento, mia madre mi ha riconosciuto.
Ricordo, mi fissava.....
Passavo inosservato tra la folla,
le loro maschere
rigide impedivano ai loro volti
di piangere per la mia sventura,
di ridere per la mia sventura, di....
Forti emozioni,
forti emozioni mi facevano girare il capo;
quale capo?
di fronte ad una vetrina non vidi,
non potei riflettere su un'immagine riflessa,
non potei riflettere su una maschera riflessa;
un colore, un suono, un odore, un....
Poi.............e poi......e poi ancora....

Non è vero, nulla di tutto ciò è vero;
non posso ricordare ora che sono ritornato
ad essere una maschera;
poichè per scrivere,
per scrivere poesie,
bisogna essere maschere e non volti,
maschere che rimpiangono di non essere volti.

mercoledì, agosto 03, 2005

Arte è creazione,


Arte è creazione, rielaborazione di contenuti stimolata dal bisogno interno di significazione delle esperienze vissute idealmente o concretamente; da ciò deriva non solo il fatto che nelle scienze vi è più attività creativa di quanto normalmente si voglia ammettere, ma anche che ricerca di significato vuol dire "attribuzione di significato".
Questa "voglia d'arte", questo imperante desiderio di donare un senso "per me" comporta un'elevazione dell'uomo al di sopra di un IO ancorato al bisogno di sicurezza e a quello strano istinto di conservazione che gli impedisce di comprendere che egli è meramente un prodotto temporaneo della sua stessa "volontà di creare".
Tale consapevolezza rappresenta il reale contributo dell'arte alla comprensione-fondazione del mondo: un messaggio che può essere trasmesso con il linguaggio dell'arte-vita, tacendolo, (sarà compito della filosofia esplicarne i contenuti) continuando ad essere arte per l'arte, vita per la vita. [fine...leggi i tre post precedenti per cercare di seguire il pensiero]

La dimensione pre-categoriale e soggettiva

La dimensione pre-categoriale e soggettiva propria dell'approccio artistico consente, sul piano della riflessione, una divagazione epistemologica: poichè tale dimensione risulta in qualche modo fondante, sia sul piano logico che cronologico, quella categoriale, e nel medesimo rapporto stanno tra loro il significato con la spiegazione, il soggetto con l'oggetto, e poichè al campo dell'arte spettano per competenza, intrinseca o arbitraria, i primi nell'ordine, l'atteggiamento di quest'ultima dovrebbe essere "fondante" rispetto a quello scientifico.
Per meglio dire, l'approccio che abbiamo indicato con l'attributo di "artistico", attento al significato che hanno "per me" le cose, è alla base sia delle forme più elementari della conoscenza, sia delle scienze che si occupano di settori sempre più specifici.
Tale "fondazione artistica o dell'interpretazione" è più carica di implicazioni di quanto possa apparire. [continua]

Il contributo dell'arte alla comprensione del mondo

L'insoddisfazione di Faust, espressa con queste precise parole: "...Ahimè ! Ho studiato a fondo e con ardente zelo filosofia e giurisprudenza e medicina e, purtroppo, anche teologia. Eccomi qua, povero pazzo, e ne so quanto prima ! ...e scopro che non possiamo sapere nulla...nemmeno un cane potrebbe continuare a vivere così.", è comune, e lo è stata ad un certo numero di persone le quali hanno optato in seguito per un approccio metodologico-conoscitivo di matrice artistica nei riguardi della realtà circostante.
La possibilità di tale approccio è fornita, a mio parere, dalla natura stessa dell'individuo. L'approccio artistico comporta infatti la centralità del soggetto come apice energetico e si realizza secondo uno schema comprensivo che si svolge in antitesi ad operazioni riduttive consentendo una interrelazione delle diverse dimensioni della persona.
Le scienze esatte perseguono un fine esplicativo-conoscitivo applicando una logica che tende a smembrare il soggetto nei diversi ambiti della ricerca, sottoponendolo all'analisi di ambiti definiti ed evitando in tal modo una esperienza "vitale" che integri le infinite prospettive.
Con ciò non si vuole affatto ripudiare le scienze ed i risultati da esse ottenuti, bensì rivalutare le arti quale forma alternativa di conoscenza fondata sul "senso delle cose".
Nel suo iter costitutivo la scienza positiva, secondo una prospettiva oggettivizzante, ha spesso permesso e contribuito alle sedimentazioni di senso, alla nascita di categorie sovrapposte all'esperienza diretta che ne permettessero la comparazione e lo studio. [continua]