mercoledì, agosto 10, 2005

Il tutto e il "mucchio

A volte le cose che pensiamo e che facciamo sono talmente inspiegabili e asociali che ci salviamo creando un alter-ego che agisce dentro di noi che siamo sue vittime.

Come al solito ciò che non vogliamo accettare è la responsabilità delle nostre azioni, ci nascondiamo dietro al: "è stato più forte di me"; "Io non volevo ma...".
Rigettando questa parte di noi stessi, non riconosciamo nostro figlio; poichè la parte ha significato solo in rapporto al tutto, rinnegando la nostra creatività, la isoliamo, la svuotiamo del suo significato, la rendiamo patologica.
(Non m'importa sapere chi ha sorriso; di enorme valore e significato, è la risata.)

La parte è così sola, malata; così facendo anche il tutto è malato, poichè il tutto senza una parte non rappresenta più un valore, bensì un "mucchio" di parti accatastate una sull'altra.
La parte si trova nel tutto così come il tutto si trova nella parte: che senso avrebbe la creatività se non fosse la "mia" creatività, se non derivasse da tutte le mie esperienze e non fosse espressione di tutto il mio spirito.

L'opera d'arte, l'azione è unica poichè è espressione e simbolo di un'unica volontà. (la parte diventa simbolo dell'intero poichè lo contiene realmente).
Due grandi parti convivono in noi: la necessità e la volontà; entrambe prive di significato qualora isolate dal tutto.
Che significato avrebbe la mia volontà se tutte le azioni mi fossero consentite e quale valore avrebbe la necessità qualora non fossi libero di oppormicisi.
Questo è facile da comprendere, ma in che misura il tutto, l'individuo è compreso in tali parti?

L'individuo è lo specchio, (la porta) grazie al quale riflettendosi si caricano di significato; volontà e necessità hanno infatti una radice comune, sono espressioni dell'intero in quanto la necessità è la miglior ragione ( o la più probabile) che la volontà abbia trovato.
Causare un evento significa fornirgli la miglior ragione perchè debba così agire; necessità è solo il miglior motivo perchè debba così accadere, affinchè si realizzi ciò che io voglio accada.
Così è stato perchè così ho voluto che fosse.
Fondamentale è che volontà e necessità siano parti del medesimo intero: il conflitto non avviene infatti tra necessità e volontà ma tra due volontà, tra due individui, tra individuo e collettività.

Ho chiesto di condividere un esperienza di gruppo ad un amico, la sua risposta negativa ha avuto origine da una sua azione creativa, dettata cioè dalla sua individualità, o passiva, dettata cioè dalla volontà superindividuale, la comunità ?
Che ruolo svolge la modernità nel contrapporre l'utile sociale agli slanci creativi individuali (mentre l'utilità per l'individuo stimola la creatività infatti, l'utilità sociale la mortifica, poichè il mare della soggettività si frange contro lo "scoglio" della comunicazione, e lì forse incontra la sua ragione d'essere) ?

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