domenica, settembre 25, 2005

Noci & canditi

Sto fermo
nell'eco di una campana,
mi parli e non ti ascolto:
Fumo e brace,
un legno ha una morte lenta,
come la vita;
Non così i pensieri,
muoiono nascendo:
L'inchiostro è nero, il colore del lutto.
La neve è ancora lontana
sulle bocche della gente,
come...come niente
è soltanto lontana.
Una coperta rossa & verde
ci terrà caldi,
ma tu...
hai anche fame
ed io ho freddo
e fuori non è ancora mattino
e il lago è calmo
e forse nevicherà
e ho lasciato il gas aperto
e ti racconterò che l'ho dimenticato
se ci sveglieremo,
ti canterò di un uomo non troppo vecchio.
Fuori è freddo
fuori c'è gente fredda,
come pupazzi di neve che non fanno ridere;
Non ha nevicato
ma si scivola lo stesso,
giù per il sentiero;
Le mani sono calde,
i bimbi hanno i nasi rossi:
(so che ti piace che ti parli di bimbi)
So che moriremo insieme,
sotto la neve,
ma la neve è ancora lontana

sulle bocche della gente
come...come niente
è soltanto lontana:
E stasera,
vicino al focolare,
aspettando che le luci si spengano,
ti canterò di una donna non troppo stanca.

venerdì, settembre 16, 2005

Il giorno del disertore

Ho percorso un tratto di strada con un vecchio,
per colpa di un cane
ho inseguito gli anni,
pareva che i miei occhi ti sussurrassero,
"vorrei gettarmi tutto alle spalle",
come la tua pipa, il fumo,
ma i passi ti hanno lasciato
sull'uscio di una cascina,
il viso s'è arrestato sotto il tiro delle faville
che intonano, nel melodioso crepitio,
la storia del vecchio ciocco,
e la bocca forse, nel gusto aspro del vino giovane.
Il cuore s'è immerso, dietro i vetri,
nel silenzio del sonno, in un fantastico viaggio nel passato.
Ed ancora non conosco il tuo nome.

Giungo al luogo, ove ho dimenticato parte dell'infanzia,
quando percepivo l'orgoglio di mio padre
tra le mie prime gocce di sudore e la sua incoscenza
nel caricarmi di un peso che allora sentivo lieve;
tra le venature della corteccia e le mie mani sporche
assaporavo i voli del mio spirito.
Ed ancora non ricordo il mio nome.
E se ci fossi tu,
faremmo l'amore.

lunedì, settembre 12, 2005

Il guanciale dell'eroe costretto a battersi in terra straniera

Se riuscissi almeno a decifrare quelle voci
usate ed abusate,
quei passi strisciati
chiudono le persiane:
Ma chi le ha mai aperte?
Inalterata l'aria degli spazi domestici,
ipnotici i suoni,
frenano le inferriate
le urla di chi è fuori, outhere!
E squarcia il petto
e offre il suo sangue e il suo sudore
alla diffidenza dei falsibeati.

Invadono il giacere di idillici sonni
le nebbie, gli oceani, il timore
di un panorama scomparso dietro le tende,
oltre i vetri, frantumi e cocci
che ci hanno illuso nei secoli dei secoli,
Amen!!
Filtra dai tubi catodici
il piacere di sapere che qualcuno veglia
sulla faccia buia del pianeta,
su quattro mura incomprensibilmente amiche,
sui visi che si chiudono
con l'ultimo giro di chiave,o che sono costretti a farlo
e ad incontrare le ore del pianto.

Quando il silenzio è opaco e stride
e si aggroviglia come edera
attorno e dentro il battito
di un cuore non più domato,
soffocato dai rumori caotici
che lo proiettano in una dimensione atemporale,
dimentico forse
di un altro corpo che sempre trema.

Ricordo il futuro,
nei silenzi di due cuori che battono
all'unisono,
in fantasmagorie di gesti erotici,
nelle mute eternità delle notti,
nell'unico mondo
che alfine dalla nostra finestra apparirà.
Quante barriere resisteranno fino ad allora?

sabato, settembre 03, 2005

Sarei facile preda

Sarei facile preda di un dio cacciatore
ora...
di mani tese,
di voci amiche per esistenze in crisi,
di contatti umani divinamente umidi.
Docile come migliaia di vite,
stramazzato al suolo
ma non più solo...
ebbro di fantastiche verità
ma non più solo...
condotto da un vento fatale,
abbracciato da corpi sudati e malati
ma non più solo...

Sarei facile preda
di chiunque incontrassi per strada
domani...
di sguardi evanescenti
di tramonti di seta...
di te.