domenica, gennaio 22, 2006

Incipit comediae

SCENA: aperta campagna; su un sasso, vicino ad un fosso, avvolta in uno scialle, sta seduta la morte; per il sentiero, raccogliendo fiori, avanza la vita. Sullo sfondo una fattoria e un bosco di betulle avvolti nella nebbia.

VITA: Ehilà! Comare Morte; ti veggo abbattuta, che ti successe?
MORTE: Lascia perdere sorella Vita, continua per la tua strada 'che non potresti capire.
VITA: Che dici? Ti prego racconta!
MORTE: Come puoi capire tu che niuno ti teme; niuno fugge quandi t'incontra per strada, niuno si duole d'averti vista?
VITA: Oh! sorella come sei lontana dal vero; niuno mi teme, ma niuno mi ama. Niuno fugge, ma niuno mi corre incontro; Niuno si duole, ma niuno si rallegra d'avermi vista per strada.
MORTE: Perchè dunque l'uomo urla di dolore quando lo sfioro e piange quando lo accarezzo, non gli porto forse io la pace eterna? Non lo distolgo forse da altri mali e altri dolori che tu gli dispensi?
VITA:...e perchè sorella, l'uomo geme quando lo abbraccio e lo irroro di luce e verità, non gli porto forse io un messaggio di pace e amore?
MORTE: L'uomo ti invoca quando gli sono vicino, ti brama quando gli tendo la mano. Egli ti vuole per sè, ti cerca nel mio scialle ed io mi rattristo.
VITA: L'uomo ti supplica e ti desidera quando gli indico la via. Egli ti vuole per gli altri, ti cerca nel mio petto ed io mi rattristo.
MORTE: Ognuno ti chiama quando vuole un figlio, ti invita alla sua grande festa...
VITA: (la interrompe...arrabbiata)... ognuno ti chiama quando il figlio lo uccide prima che nasca, quando decide di mandarlo al fronte, quando...(piange...)... quanto è ingiusta la gente con te quando ti vuole sostituire, quando ti desidera ai suoi ordini.
MORTE: Pure con te è ingiusta sorella, quando si burla del tuo amore e lo calpesta come calpesta un fiore...(silenzio)...Forse...forse siamo più simili di quanto l'uomo creda; in fondo siamo figlie di mastro Foco, simbolo dell'amore e dell'odio, della passione e dell'orrore.
VITA: L'uomo non ci viene a cercare nelle vie del paese, egli ormai da tempo trascorre il dì e la notte dentro la casa in fondo al viale, dentro il letto di un'altra donna, di una prostituta: madonna PAURA.
MORTE: Ecco sorella! Uno di loro viene verso di noi; è un contadino che riede dai campi ed ha la schiena curva come colui che è abituato a portare grossi pesi.

(...gli si fanno entrambe incontro e lo interrogano).

MORTE: Che cosa temi, buon uomo, più di ogni altra cosa al mondo? Cosa ti fa accapponare la pelle al solo pensiero?
PRIMUS: La morte, certo! Signora, la morte, ch'al sol parlar ne rabbrividisco.
VITA:...(interrompendolo)...e...la vita?
PRIMUS: (fa il gesto di andarsene, si ferma, poi s'incammina di nuovo)...meglio non pensarci, signora, altrimenti mi ammazzo!.

(....e svanisce nella nebbia).

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